Dell'emissione TV Caritas Insieme
ADOZIONI: QUANDO LA LEGGE SUPERA IL CUORE
A colloquio con Reto Medici, responsabile del Servizio Adozioni del Canton Ticino, ospite a Caritas Insieme TV il 22.02.97



ADOZIONI IN TICINO, CONVENZIONI INTERNAZIONALI, UN LIBRO SCRITTO DAI BAMBINI, ED ALTRO

Insieme al tutore ufficiale Reto Medici abbiamo percorso il cammino che ha visto un progressivo spostamento del bambino e della sua identità da oggetto di interventi a soggetto di diritti. Purtroppo la definizione di questi principi a livello di convenzioni internazionali non ha avuto ancora il seguito desiderato nella trasformazione della cultura e della idea comune che si ha di adozione. In questo caso si può dire che le leggi hanno superato i fatti e non è un fenomeno consueto.


QUALCHE DATO SULL'ADOZIONE IN SVIZZERA

D: In questi anni è cambiato il mondo dell'Adozione?
R:
Oggi bisogna fare soprattutto Adozioni transnazionali, cioè i bambini provengono al 95% dall'estero, mentre un tempo non era così e i bambini provenivano dal Cantone o dalla Svizzera. Questo fino all'inizio degli anni 70, in cui erano ancora molte le adozioni di bambini ticinesi.

D: Ma in un anno quante sono le adozioni in Ticino?
R:
Sono circa 30 35 adozioni transnazionaii e una ventina di adozioni del figlio del coniuge, cioè in cui generalmente il marito adotta i figli che la moglie ha avuto in un matrimonio precedente o prima di sposarsi.


LA CARTA CORRE PIÙ CHE LA TESTA, MA IL CAMMINO È ANCORA LUNGO

D: Nell'ultimo secolo il rapporto con i bambini è mutato, come?
R:
Difficile rispondere in poche parole, ma vi sono nel campo dell'adozione significativi passi avanti che si sono tradotti ad esempio nella Convenzione dell'Aia. Potrei cominciare da qui per descrivere il punto di arrivo di un'evoluzione complessa e articolata. Ladozione si fonda in gran misura sulla fiducia fra le autorità del paese di origine dei genitori e quelle di provenienza del minore, soprattutto perché le autorità del paese di origine del bambino si pronunciano senza conoscere o poter controllare direttamente i genitori adottivi. Per la prima volta, concretamente, si è stabilito con questa Convenzione dell'Aia, cosa viene fatto e in quale paese. In particolare nel paese di origine dei genitori si svolge l'indagine sociale per stabilire la loro idoneità ad adottare, mentre nel paese del bambino, prima viene pronunciata la sua adottabilità e poi l'adozione vera e propria, con riconoscimento automatico anche nello Stato dei genitori adottivi. Oggi in Svizzera non è così, perché ad esempio quando i genitori arrivano dal Brasile che è il paese da cui proviene la maggior parte dei bambini, devono, secondo il nostro codice civile, fare due anni di affidamento preadottivo.

D: Questo crea dei problemi?
R.
Negli ultimi sette anni sono stato tutore di tutti i bambini arrivati da noi ed effettivamente, secondo me, ci sono alcuni di questi genitori o bambini, specie grandicelli, che soffrono per il fatto che l'adozione non viene pronunciata subito. Una sofferenza inutile e che adottando la Convenzione dell'Aia potrebbe essere evitata, con il riconoscimento automatico dell'adozione. Nulla vieta che poi si possa comunque prevedere un periodo di accompagnamento della famiglia adottiva, ma senza le discriminazioni cui sono sottoposti i bambini in affidamento pre adottivo. Durante questo periodo infatti, non hanno un trattamento uguale ai bambini svizzeri, perché sono stranieri con permesso di dimora B. Questo non consente loro ad esempio di avere una protezione completa da parte delle assicurazioni sociali, a meno che non provengano da paesi con i quali vi è una convenzione in tal senso.

D: Vi sono casi di fallimento dell'affidamento preadottivo e, quando succede, il bambino è protetto?
R:
Formalmente sì, perché i genitori affidatari devono rispondere del suo mantenimento anche se hanno rinunciato all'adozione, finché il bambino non trovi una nuova famiglia.
Di fatto, tutte le famiglie, sia adottive che naturali, hanno problemi educativi e si cerca di aiutarle, coinvolgendo anche degli esperti. Se proprio la situazione non è risolvibile vi possono essere delle rinunce, ma sono rarissime.
In tutti questi anni io ho dovuto seguire solo quattro casi di rinuncia, in cui tutti i bambini hanno comunque trovato una nuova famiglia adottiva.


ANCHE LA SVIZZERA CORRE ... MA IN RETROGUARDIA

D: Questa Convenzione dell'Aia è stata accolta dalla Svizzera?
R:
Da noi, visto che la Svizzera ha una struttura federalista, in cui i Cantoni hanno sempre la loro parola da dire, questi testi non sono ancora Iegge.Ci vorranno ancora diversi anni, anche se vi è stata una prima presa di posizione favorevole da parte dell'Ufficio Federale della Giustizia. Poi si dovrà seguire tutto l'iter parlamentare e, poiché si tratta di una convenzione, vi è anche il rischio, più teorico che pratico, di un referendum.


UNA STRADA CHE I BAMBINI CONOSCONO MEGLIO DI NOI

D: Questa convenzione è l'ultimo passo di un percorso che ha fra le sue tappe anche una Dichiarazione dei Diritti del Bambino, dell'Onu ...
R:
Il percorso è stato lungo, perché cento anni fa il soggetto dell'adozione era ancora la famiglia, che avevà diritto di adottare per soddisfare la sua esigenza di avere dei figli, mentre oggi è completamente diverso. La convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia ha infatti detto chiaramente che tutti i bambini hanno diritto ad avere dei genitori, per cui è il bambino che non ha famiglia ad essere al centro dell'attenzione questo è stato un passo enorme anche se a mio parere non è stato ancora completamente recepito. Quello che ti ricordi è che in novembre, ogni anno, cade la giornata mondiale del bambino, data che nel 1989 ha visto l'approvazione da parte delI'Onu di questa dichiarazione dei diritti del Bambino. A questo proposito è stato pubblicato da Amnesty International nel 1991 "Il Grande Libro Dei Diritti Dei Bambini", in cui proprio dei bambini hanno riscritto con parole loro questa convenzione e l'hanno anche commentata. In questo testo ci sono anche elementi per attività di gioco nella scuola o nel tempo libero, per cercare di creare una sensibilità e un atteggiamento positivo verso i bambini anche stranieri che sono in Svizzera. In questo libro si parla anche di adozione, perché i bambini hanno riscritto l'articolo 21 della Convenzione: "Gli Stati devono permettere l'adozione nell'interesse del bambino. L'adozione deve essere autorizzata dalle autorità con consenso dei parenti del bambino. Se l'adozione non può avvenire nello Stato del bambino si può fare in un altro Stato. L'adozione non deve essere fatta per soldi."


TRAFFICO DI BAMBINI E PREVENZIONE

D: A proposito di soldi, noi abbiamo degli strumenti di controllo per questa evenienza?
R:
Anzitutto noi raccomandiamo a tutte le famiglie di adottare tramite un intermediario autorizzato, cioè riconosciuto da entrambi i paesi, quello di origine del bambino e il nostro. Se poi la famiglia si rivolge ad un paese nuovo, chiediamo all'ambasciata svizzera di quel paese un rapporto dettagliato sull'intermediario e sull'istituto. In questo modo abbiamo evitato ad una famiglia di cadere in un tranello con una adozione in Lituania e ad altre copertine/coppie di adottare in altri paesi in situazioni poco chiare.


MOLTI PRINCIPI, MA POI ...

D: La cultura dell'adozione è cambiata in questi anni? C'è un'attenzione maggiore alle esigenze del bambino o è ancora un problema di genitori che non hanno figli biologici?
R:
C'è forse oggi un 20% di famiglie che adotta per motivi umanitari o di solidarietà, legati magari al fatto che non riescono ad avere il secondo figlio ed è chiaro che è difficile vedere quale sia il motivo dominante per queste scelte, però la ragione fondamentale per cui una famiglia chiede di adottare è ancora il fatto che i figli naturali non arrivano.


IN PRATICA

D: Concretamente una famiglia che si voglia rendere disponibile ad un bambino in cerca di genitori, cosa deve fare?
R:
Si può rivolgere a Caritas o a noi del Servizio Cantonale. Importante è che la famiglia sia schietta durante l'indagine sociale, perché questa tappa approfondita, in cui la famiglia abbia elaborato la propria scelta adottiva è sicuramente fondamentale per un rapporto umano e giusto con il bambino che poi andranno ad accogliere.


CARITAS E IL CANTONE SULLA STESSA LINEA

D: Nell'ottica di bambini in cerca di famiglia, voi avete anche segnalazioni di richieste di adozione da parte di bambini?
R:
Sì, è di poche settimane fa una videocassetta che ci è giunta dalla Tailandia in cui ci sono segnalati alcuni bambini che sono attualmente sieropositivi, ma che, crescendo, sono quasi certamente destinati a non contrarre la malattia delt'Aids. Questi bambini in Tailandia non trovano una famiglia che li voglia adottare.


"CERCA FAMIGLIA"

Qui termina l'intervista all'avvocato Reto Medici, ma la sua ultima affermazione ci dà lo spunto per qualche altra segnalazione di bambini che ci giunge da diversi intermediari.


Da Bras Kind:

"Sono Joao Paolo, nato il 21.10.1994. La mia mamma aveva solo 14 anni, quando mi ha messo al mondo. Dopo qualche tempo hanno scopertine/coperto che avevo una ipertonia muscolare e un certo ritardo nello sviluppo psicomotorio. In Brasile mi assistono, ma non fanno miracoli. Forse non diventerò un campione olimpico, ma in una famiglia avrei sicuramente voglia di crescere più in fretta."


Da Enfants Espoir:

"Sono Ajay, nato il 04.03.1988. Mia mamma è malata di Tubercolosi, il mio papà è morto. Anch'io da piccolo sono stato malato, ma adesso sto bene. Nel 1994 sono arrivato all'Istituto delle Missionarie della Carità e nel 1996 sono stato trasferito nella loro sede di New Delhi." Qui non si sta male, ma in una famiglia sarebbe tutta un'altra cosa." "Sono Baby, nata il 08.09.1990, arrivata dalle suore Missionarie della Carità nel 1995. La mia mamma è morta e il mio papà non riesce a prendersi cura di me. Per una poliomielite sono un po' debole nelle gambe dalla nascita ho una "voglia di caffè sulla pelle del viso", ma non è la mia "voglia" più importante. Questa non si vede, ma una vera famiglia potrebbe soddisfarla."